L'importanza della diagnosi nella relazione centrale in ortodonzia
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Riassunto
La corretta funzione del complesso stomatognatico, le sue funzioni di base come la fonazione, la deglutizione e la masticazione, è un'area di interesse per tutte le specialità odontologiche, attualmente si continua a discutere, poiché non c'è un consenso tra i professionisti del settore odontoiatrico per riabilitare i nostri pazienti in relazione centrale (Rc); in ortodonzia ci sono correnti molto forti o filosofie che stabiliscono la riabilitazione ortodontica in relazione centrale, l'approccio diretto è nella diagnosi dinamica e nella cefalometria, poiché questa viene effettuata in massima intercuspidazione (Mi) ed è qui che possono presentarsi errori se non si considera l'induzione manuale a relazione centrale, allo stesso tempo l'uso di articolatori semi o totalmente regolabili che abbiano un accessorio che indichi in mm la posizione del condilo nella cavità glenoidea e trasferire questa discrepanza al nostro cefalogramma iniziale e realizzare la conversione cefalometrica ottenendo un secondo cefalogramma dal quale si effettuerà la cefalometria per la corretta diagnosi della malocclusione in questione. A molti clinici risulta difficile gestire un articolatore, la causa può essere una carente formazione durante il corso di laurea, credo che in un Master di Ortodonzia debba essere materia imprescindibile l'uso metodico di un articolatore nella diagnosi di tutti o almeno applicarlo a pazienti con disfunzioni dell'ATM, discrepanza clinica di massima intercuspidazione o occlusione abituale e relazione centrale.
Introduzione
Le funzioni di base del sistema stomatognatico come la masticazione, la deglutizione e la fonazione dipendono non solo dalla posizione dei denti nelle loro basi ossee, ma anche dalla relazione tridimensionale dei denti con i loro antagonisti quando questi occludono.
La chiusura mandibolare rafforza un modello di contatto occlusale e mantiene la posizione dentaria; se questa viene persa, o si altera una parte della superficie occlusale di un dente, la dinamica della struttura di supporto parodontale permetterà uno spostamento del dente; allo stesso modo, la perdita di uno o più denti porta come conseguenza l'instabilità delle mascelle.
Allineare i denti unicamente o secondo norme cefalometriche non porta a una corretta funzione del complesso stomatognatico; è necessario incorporare e applicare concetti gnatologici alla diagnosi, pianificazione del trattamento e ottenimento di obiettivi ortodontici.
La diagnosi della malocclusione deve considerare la posizione delle sue basi ossee in corretta relazione centrale, tenendo conto dell'influenza del sistema neuromuscolare. La relazione centrale fisiologicamente definita consente una funzione neuromuscolare normale senza sforzo, è una posizione stabile e ripetibile e quando non sono presenti o vengono eliminati fattori che la deviano da quella posizione si ottengono le migliori condizioni fisiologiche di salute del sistema.
L'ortodontista clinico deve conoscere e valutare lo stato di salute delle ATM, dovrà anche indurre la relazione centrale, o impiegare placche di desprogrammazione neuromuscolare quando necessario per eludere o evitare errori nell'ottenimento della posizione mandibolare corretta. L'assestamento del condilo nella cavità glenoidea nella posizione di Rc, crea frequentemente un fulcro molare dove la mandibola ruota per raggiungere la Mi, quando esiste una discrepanza tra Rc e Mi, il primo punto di contatto che si presenta durante la chiusura mandibolare generalmente è nei denti posteriori creando una distrazione del condilo e della mandibola. I clinici dovranno anche conoscere l'uso imprescindibile di un articolatore con indicatore di posizione condilare, familiarizzarsi con questa tecnica di strumentazione per giudicarne l'efficacia e al fine di non avere errori nella diagnosi ortodontica.
Questa ultima procedura ci fornirà dati quantitativi in mm della discrepanza che c'è tra occlusione centrale (abituale) e relazione centrale, che saranno trasferiti al cefalogramma ottenuto anch'esso in occlusione abituale e quelle discrepanze maggiori di 2.5 mm in senso sagittale e verticale verrà eseguita una procedura chiamata conversione cefalometrica, ottenendo un secondo cefalogramma in relazione centrale e da cui si effettuerà la nostra cefalometria e l'ottenimento di valori corretti per una diagnosi precisa.
I cefalogrammi che si ottengono con il paziente in massima intercuspidazione o occlusione abituale e da cui si elabora la cefalometria, vengono realizzati con i condili in una posizione che dipende da quell'occlusione e la diagnosi che attualmente effettuano molti clinici in questa occlusione abituale ci porta a errori. Esempio di quanto sopra è il seguente caso clinico:
Descrizione del caso
Paziente femminile di 14 anni, il suo riassunto diagnostico è: malocclusione di classe I molare, classe II scheletrica, protrusione bimaxillare, convessità di + 14 mm, VERT di -1 (dolicocefalico).
Presenta un importante spostamento sagittale e verticale tra occlusione abituale e relazione centrale il cui valore medio è di + 6.25 mm sagittale, + 5.0 mm verticale e 0.5 mm trasversale, amplificando l'anomalia di classe II in relazione centrale e la cui diagnosi potrebbe essere errata se effettuata solo in statica e in massima intercuspidazione (Figure 1-8).
Discussione
Nel pieno del XXI secolo si continua a discutere sulla diagnosi in relazione centrale in odontoiatria, riconosciamo che ci sono molte limitazioni, tra cui la prima è di natura economica e la seconda è quella di effettuare una diagnosi superficiale e semplice senza approfondire l'origine causale della malocclusione, credo che dobbiamo apportare un cambiamento per effettuare una diagnosi corretta in relazione centrale in odontoiatria e ancor di più in ortodonzia, dovendo familiarizzarci con la diagnosi strumentale come commenta Cordray FE.
È frequente riscontrare che i punti alti prematuri nei nostri pazienti condizionano una distrazione del condilo e della mandibola, creando doppie morse o importanti discrepanze sagittali, verticali o trasversali che alterano la diagnosi in ortodonzia, ampiamente descritta da molti autori.
Nella diagnosi in ortodonzia è necessario considerare la posizione mandibolare in Rc e determinare la variazione esistente fino alla Mi oclusione abituale, evitando errori di diagnosi nel quantificare questo spostamento prima, durante e dopo il trattamento ortodontico, essendo di vitale importanza, così come ridurlo o far coincidere Rc con Mi per garantire una stabilità occlusale e articolare fisiologicamente sana.
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